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“Visioni di Cinema”, i testi di “Visioni Corte International Short Film Fest”

Visioni di Cinema- Federico Fellini” (Ali Ribelli Edizioni, 2021) e “Visioni di Cinema – Vittorio De Sica” (Ali Ribelli Edizioni, 2021): sono i titoli di due quaderni di critica cinematografica realizzati nell’ambito del “Visioni Corte International Short Film Festival”, il concorso cinematografico dell’associazione culturale “Il sogno di Ulisse” giuto alla sua decima edizione sotto l’Alto Patrocinio del Parlamento Europeo.

I “Quaderni”, dunque, sono una novità letteraria, introdotta quest’anno, che si è avvalsa di esperti del settore per ripercorre questi due affascinanti personaggi del cinema italiano.

Visioni di Cinema – Federico Fellini” è un volume, completo di filmografia e biografia, dove gli approfondimenti sul regista riminese sono affidati agli autori Giuseppe Cozzolino, Domenico Livigni, Gordiano Lupi, Roberta Verde e Manuela Maria Giordano.

Nel tentativo di rievocarne tutto il fascino di una vita che ha fatto di lui un aggettivo – “felliniano” – si parte dalla sua fuga all’età di sette anni per raggiungere il famoso clown Pierino, per addentrarsi nella sua profonda attenzione alla dimensione femminile, nelle pieghe della quale si innesta anche il suo grande amore cinquantennale – tra set cinematografici e vita privata – con Giulietta Masina.

In questo testo è possibile scoprire i tratti dei “due anti-eroi (Zampanò ed Augusto) che coronano la prima fase dello straordinario percorso affabulatorio del regista […] e preparano il terreno a quello che diventerà il personaggio-emblema di tutto l’universo felliniano: il non meno cinico e disincantato Marcello de “La Dolce Vita”; ma c’è spazio anche per indagare il Fellini “intimo e minimalista” de I Vitelloni, La voce della Luna, 8 e mezzo e Amarcord.

Antonia De Francesco con “Visioni di cinema”

Ed ancora pagine dedicate alle esperienze esoteriche del regista che tanto hanno segnato la sua capacità di fare del cinema un “mondo divino di raccontare la vita”, materializzando la sua fantasia e consegnando “visioni” in accezione dannunziana ai suoi spettatori.

Non meno interessante e coinvolgente è la monografia dedicata ad uno dei padri del neorealismo italiano, l’attore e regista italiano Vittorio De Sica. Anche alla stesura di questo volume hanno collaborato diversi autori: Gordiano Lupi, Roberta Verde, Giuseppe Cozzolino, Domenico Livigni e Alessandro Izzi. Con la lettura è possibile ritrovare il suo cinema, ma anche il suo essere cantante, leggero, ciociaro di nascita e napoletano d’adozione, così come amante dei Casinò.

Soprattutto è possibile ripercorrere la grande capacità di raccontare l’Italia, appena nata, unita da appena cinquant’anni prima, incarnandone usi e costumi, pregi e difetti dell’epoca, con l’agilità di passare dalla recitazione al canto – “cantattore” – che tanto lo ha caratterizzato negli anni Trenta, ma che lo celebrerà anche negli anni Cinquanta. Così come le occasioni mancate tra lui e il Principe della Risata, Totò, con il quale ha collaborato meno di quanto gli appassionati di cinema avrebbero voluto vedere, lasciando poche e ammirevoli tracce.

E c’è, infine, un bellissimo approfondimento sul racconto della Shoah firmato da De Sica che, pur rispettando le tempestiche della retorica nazionale, dopo vent’anni da una delle pagine più buie della Storia, ha preso di petto le responsabilità italiane e senza alcun intento autoassolutorio ha avuto il coraggio della narrazione più vera, in film come I sequestrati di Altona e Il giardino dei Finzi Contini.

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