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“I racconti di Nenè” avvolti dal fumo, l’intervista di Andrea Camilleri

Francesco Alzone e Giorgio Santelli hanno creato a quattro mani il suggestivo viaggio nella vita dello scrittore siciliano Andrea Camelleri, il celebre papà del Commissario Montalbano, con I racconti di Nenè. Ispirate allo speciale realizzato da Alzone per RaiSat Extra, nel 2006, le pagine di questo libro frutto di un lavoro definito “affascinante e laborioso” esprimono tutta la lucidità e la seggezza di un uomo di mare, con la grande capacità di parlare di sé tessendo nell’aria uno dei suoi tanti straordinari racconti.

Grazie alla capacità dell’intervistatore, consapevole di quali corde sfiorare perchè risuonassero a lungo, Camilleri si ritrae giovanissimo Balilla al grido di “Duce, duce, duce!” e ben presto certificato come endocardico acuto esonerato dai rituali del “sabato fascista”. Una lettura gli aveva decisamente cambiato la vita ed era stata La condizione umana di Andrè Malraux, anche se del suo animo comunista si accorse prima di lui il suo Vescovo che gli fece ottenere il permesso di aprire la sezione del Partito Comunista a Porto Empedocle, la sua città natale.

“In altri termini, realizzai quello che Berlinguer non riuscì mai a realizzare, una sorta di compromesso storico”.

Così con la pacatezza di un torrente, ma l’energia intrinseca di un fiume in piena, Camilleri racconta attraverso i suoi occhi lo sbarco degli americani in Sicilia, la mafia ed il separatismo, la strage di Portella della Ginestra, dell’Ammiraglio Pirandello (padre di Luigi), dell’amore per il teatro, per la regia, per la letteratura e la scrittura, l’Accademia Silvio d’Amico e come gli ha cambiato per sempre la vita il trasferimento nella Capitale e l’aver conosciuto Orazio Costa. Scrive una bella pagina parlando della sua prima partenza dalla Sicilia, del suo essere uomo di mare che non trova nell’aria, quindi nei viaggi aerei, il suo elemento naturale. Disegna un meraviglioso capogiro emotivo parlando del concetto di “amicizia sicialiana”.

“Io mi sono reso conto che, tra sicialiani, un vero amico non deve chiedere all’altro una qualche cosa, perchè non c’è bisogno, in quanto sarà preceduto dall’offerta dell’amico, che ha intuito la domanda che sarebbe arrivata. E’ un po’ complesso. Già mettere un amico nelle condizioni di fare una richiesta indica un’amicizia imperfetta. Ecco perchè parlavo di gemelli, perchè a volte, tra loro, avviene questo tipo di scambi mentali, per cui magicamente si avvertono le necessità reciproche”.

Ed uno dei suoi “gemelli” è senza dubbio Leonardo Sciascia con il quale ha sempre avuto un rapporto autenticamente intriso di discussioni feroci. Poi ancora montagne russe, tra i viaggi, le nuove suggestioni legate alla scoperta della montagna e della grappa, l’insegnamento e i suoi allievi.

Ne esce fuori un uomo di cuore e di testa “sinceramente stupito dalla capacità di amare che ognuno di noi ha, che ognuno di noi possiede. […] credo che sia una tale forza per l’uomo, una tale ricchezza, che va continuamente rinnovata”.

Sinceramente, però, il messaggio più bello che ho riscontrato nelle lunghe pagine di questo racconto a puntate che Camilleri fa della sua vita, è certamente quello sulla politica, sulla quale si esprimeva senza mezzi termini.

“Viviamo in un paese strano, affetto dalla sindrome del motorino”, e, alla mia richiesta di spiegazioni, ha risposto: “la caratteristica del motorino è l’anarchia. Puoi passare con il rosso, andare contromano, parcheggiare sui marciapiedi. “Chiunque proponga di vietare qualcuna di queste cose, è un nemico da mettere in un angolo. “Governare l’Italia non è impossibile, è inutile”.

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