Roberto Panucci e Cristina Daniele sono stati i protagonisti del primo appuntamento del Festival Storie Diffuse, l’atteso appuntamento culturale che anche quest’anno animerà l’estate di Gaeta con un ricco calendario di incontri con autori di spicco e nuove voci del panorama letterario italiano. Grazie all’instancabile impegno dell’Associazione PostScriptum, in sinergia con il Comune di Gaeta e con il prezioso sostegno di Lupo Rocco srl, BBC Roma, One Week Gaeta, Stabilimento Balneare Nave di Serapo, Cantieri Culturali e della libreria indipendente Il Sole e la Cometa.
Una sinfonia di voci, volti e luoghi: così si presenta al pubblico il libro fotografico di Roberto Panucci. Un volume imponente che celebra gli ultimi due anni di live di Pino Daniele attraverso scatti di immensa poesia. Numeroso, attento e commosso il pubblico intervenuto presso il Club Nautico di Gaeta, un salotto culturale sempre aperto ad eventi culturali di grande spessore come quello che ha visto protagonisti la figlia di Pino Daniele, Cristina e il fotografo Panucci, in dialogo Milena Mannucci per un viaggio “dietro le quinte” dell’indimenticabile artista partenopeo.
“𝑷𝒊𝒏𝒐 𝑫𝒂𝒏𝒊𝒆𝒍𝒆 – 𝑨𝒍𝒍 𝑨𝒄𝒄𝒆𝒔𝒔 𝑨𝒓𝒆𝒂𝒔” affascina non solo per la infinita quantità di scatti, ma per il racconto a cuore aperto di Panucci e per le preziose testimonianza dei tecnici e delle maestranze che rendevano ogni spettacolo dal vivo un evento magico. L’autore riesce a permeare di una potente spiritualità il suo racconto per immagini, a cui ha affiancato alcune riflessioni talmente autentiche da consentire al lettore di provare le stesse emozioni da lui provate durante la scrittura. Nei ritratti di Pino Daniele che Panucci dona al pubblico colpisce la sua postura che, ben lungi dall’essere solo scenica, si rivela una postura emotiva e spirituale verso lo spazio che lo circonda.
Passi impalpabili, sguardi assorti, la chitarra come estensione del suo stesso corpo, le braccia alzate a disegnare note. Panucci descrive perfettamente la fusione di Pino con i luoghi, un sentire profondo che lo spingeva a compenetrarsi nello spazio e lasciar fluire quel processo creativo che gli consentiva di fondersi con il pubblico. Nel volume ampio spazio è concesso anche alle maestranze, ai tecnici, figure spesso lasciate dietro le quinte, ma che qui acquisiscono dignità letteraria e artistica.
Ce n’è uno in particolare, Stefano Dinnarello, fonico di palco per il quale Panucci usa parole molto particolari: “La capacità di Stefano di captare e valorizzare le sfumature più sottili della musica di Pino lo rendeva un vero e proprio membro della band”. Una sinfonia di anime, prima ancora che di strumenti.
Cristina Daniele, figlia del grande musicista che ha abitato a Formia per diversi anni, porta avanti con il fratello Alessandro il messaggio di pace e di amore per la musica del padre attraverso la Fondazione Pino Daniele Ets che dedica la sua mission al contrasto della dispersione scolastica e ad avvicinare i giovani alla musica con borse di studio e progetti grande spessore culturale e artistico. Il sogno di Pino era, infatti, dedicarsi giovani musicisti, sostenere i loro progetti, rendere la musica occasione di rinascita e riscatto sociale. Commoventi i ricordi di Cristina che ha dialogato con Panucci e condiviso con il pubblico alcuni momenti della vita del Maestro, uomo di grande sensibilità e umanità. Panucci ha strappato sorrisi e lacrime di commozione al pubblico raccontando aneddoti e mostrando video e foto inedite conservate in un archivio ricchissimo. Ha emozionato la platea il saluto di Dorina Giangrande, madre di Cristina, prima moglie di Pino Daniele che ha ricordato “in punta di piedi” alcuni episodi del passato e il suo immutato affetto per tutti coloro che hanno fatto parte della vita del musicista rispettando i suoi spazi.
Foto di Giovanni Buonomo e Annalisa Stamegna