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Adolescenza, amore e mafia:”E sarà bello morire insieme”

Una storia d’amore e di mafia: l’inciso che accompagna la copertina del romanzo E sarà bello morire insieme (Mondadori, 2017) della scrittrice Manuela Salvi introduce appieno nel caleidoscopio delle emozioni tipiche di una complessa storia d’amore, sfiancata dal dovere e da uno strano – a tratti assurdo – senso di riconoscenza e appartenenza, e non meno di quelle tempeste emotive che popolano i cuori degli adolescenti.

La storia è quella dell’amore improvviso tra due compagni di classe Bianca, la figlia di un giudice antimafia, e Manuel giovanissimo boss della malavita organizzata, spinti nella braccia l’uno dell’altro da un destino complice che li porta a trasferirsi nella stessa città e dalla comune passione per l’arte come forma espressiva per quel pesante mondo interiore che entrambi si portano dentro. Inizialmente il loro è un rapporto fatto di sguardi silenziosi e profondi, ma già carichi di passione. Si osservano come animali di un branco, come quando a spadroneggiare è l’istinto, annusando il mondo oscuro – fatto di morte, dolore e senso dell’oppressione e abbandono – nei quali entrambi si sentono irreversibilmente rilegati.

L’amore, però, è inarrestabile e travolge tutto ciò che trova sul suo percorso, così nonostante Manuel cerchi di tener lontana Bianca, tra i due nasce una storia pronta a sfidare tutti i limiti e le possibilità come solo l’amore consente di fare, restituendo una grande contrapposizione tra titani, ovvero tra il potere dell’amore e il potere della mala. Senza fronzoli e fantasie, la Salvi restituisce una storia possibile, credibile, senza orpelli retorici e fantasticherie paradossali. Propone una sfida: quella di trovare un posto – all’orizzonte – dove un’aquila ed un delfino possano stabilire la loro dimensione per vivere insieme.

Manuela Salvi e Antonia De Francesco

E sarà bello morire insieme – best seller tra i più giovani – suggerisce che un’altra vita è possibile, ricorda – e probabilmente ai più giovani insegna – che il compito di tessere il “filo del fato” di ogni uomo, svolgerlo ed infine reciderlo – segnando la morte – non può essere lasciato nelle sole mani della Moire. E sarà possibile morire insieme mette in discussione il potere di vita e di morte che alcuni uomini pensano di poter avere su altri simili. Il romanzo della Salvi riafferma con forza che si può dire di sì e di no a tutto, c’è un “libero arbitrio” inarrestabile e c’è l’amore, il tutto riconsegna sempre un altro mondo possibile, che esuli da quello spesso automaticamente accettato, perchè scontato, normale, anche qualora contempli il “gioco malavitoso”.

I fantasmi del passato torneranno, ma è possibile lasciarli riposare in pace; torneranno le nostre “vittime” ma sarà necessario non essere – prima di tutto – vittima di se stessi; la giustizia trionfa nell’ordine che è capace di riportare; l’umanità nell’armonia che è in grado di ricucire, ma solo quando si è disposti a rivedersi come chiunque non sia felice ha diritto – e dovere – di fare. Anche perchè:

“In fondo allo scaffale, nascosta nella penombra e nella polvere, Bianca vide però qualcosa di interessante. Una piccola tartaruga di gesso che sembrava vera, come congelata nel bianco, con le zampine rugose e persino le unghiette. La rigirò e vide che sotto la pancia aveva un’incisione: IL TEMPO TUTTO TOGLIE E TUTTO DA’ – G.Bruno – L-D. 1997VC”.

Omnia vincit amor et nos cedamus amori. (Publio Virgilio Marone, Bucoliche) e il cielo solo sa quanto i ragazzi – e non solo – abbiano bisogno di crederlo.

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