CASTELFORTE – L’associazione “Castelforte Produce”, per il terzo anno consecutivo, rinnova un incontro sulla figura del filosofo Plotino, che è ormai diventato tradizione, nella splendida Piazza S. Teresa di Calcutta, Forma di Suio, Castelforte (LT): “Gli scritti di Plotino a Santa Maria in Pensulis”. Lo scopo è quello di ricordare un filosofo eccelso come Plotino e meditare sulle sue parole, sempre attuali, sempre silenziosamente ardenti, sempre profetiche.
Il tema della conferenza concerne gli ultimi due anni di vita di Plotino, il 269 e il 270 d.C., interamente trascorsi nella campagna dell’antica Minturnae, in particolare nella villa romana del suo amico ed allievo Zetho, che noi tendiamo ad identificare con la villa romana sul cui alzato sorge la Chiesa di Santa Maria in Pensulis. Durante tale periodo Plotino scrisse nove trattati, gli ultimi, per la consistenza complessiva di una intera Enneade, vale a dire la sesta parte delle Enneadi. Parlare di questi trattati significa fare risuonare una delle voci più profonde e alte della filosofia tardo-antica, quella di Plotino.
Siamo nella campagna silenziosa dell’antica Minturnae, sulle rive del Garigliano. Lì Plotino, già stanco, malato, quasi cieco, si raccoglie in se stesso e compone, con tenacia e profondità di pensiero, gli ultimi nove trattati che concludono la sua opera. Nonostante le riserve del suo allievo e biografo, Porfirio, che considera questi trattati come il prodotto di un “uomo al quale venivano a mancare le forze”, questi scritti sono tra i più densi e spirituali della sua opera ed affrontano temi metafisici che risultano attuali e pregnanti, proprio per la nostra epoca, tutta dominata dalla tecnica e dai linguaggi digitali.
C’è in essi una semplicità che non è debolezza, ma conquista finale: il tono si fa più essenziale, lo sguardo più profondo. È come se, affacciandosi alla soglia del grande viaggio, Plotino avesse distillato tutto il suo cammino filosofico in una meditazione suprema sui temi essenziali della vita. Ma non solo: in questi trattati egli affronta, con lucidità, alcuni interrogativi eterni e sempre attuali, quali il senso della Provvidenza, la presenza del male nel mondo, il nostro rapporto con la sofferenza e con la morte. Temi che ancora oggi interrogano le nostre coscienze e le nostre società.
Chi parla in questi testi non è un vecchio che si spegne, ma un uomo che, secondo il racconto di Porfirio, attraverso la continua ed intensa contemplazione, ha provato l’estasi, mentre era ancora in vita, ben quattro volte e che, ormai, abita stabilmente nel “mondo delle realtà intelligibili”, a stretto contatto con il divino. Sembra che dal suo corpo fiaccato emerga una voce più limpida, come se, nella lontananza dalla città e dalla scuola di Roma, nascesse una filosofia più universale. Cercheremo di capire perché gli ultimi nove trattati, lungi dall’essere “minori”, siano forse il lascito più intimo e più alto di Plotino, un’eredità che ancora ci parla, oggi, nell’epoca delle crisi e delle inquietudini globali, con una dolce fermezza che ci invita a tornare all’essenziale.

