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Sandro Pertini – Amato Presidente, lo racconta Fulvia Degl’Innocenti

Parlare ai bambini e ai ragazzi: che responsabilità. Non sono ammessi peccati di banalità e – accanto all’accattivante intrattenimento – emerge forte la necessità di raccontare loro storie credibili e rivelatrici di porzioni di realtà immergendosi nel loro punto di vista. Una dinamica impegnativa alla quale è complesso aderire vista la distanza anagrafica e, dunque, empirica e formativa rispetto al pubblico più esigente e prezioso.

Del genere, però, l’Italia vanta diversi fuoriclasse, tra cui Fulvia Degl’Innocenti. Insegnante, giornalista, scrittrice e presidente dal 2019 di Icwa – Associazioni italiana degli scrittori per ragazzi – ha firmato una vasta produzione editoriale rivolta ai “più piccoli”, come Sandro Pertini – Amato Presidente ( Buk Buk, 2020) , arricchito dalle illustrazioni di Roberta Santi.

A pochi giorni dalla celebrazione della “Festa della Liberazione” e dei suoi storici valori – Resistenza e Libertà – il racconto della Degl’Innocenti è l’emblema della volontà di comporre per i più piccoli proprio seguendo quella della dinamica di sospensione del sé a favore dell’ “altro”: i bambini.

A trent’anni dalla morte del settimo Presidente della Repubblica – Sandro Pertini, il più amato e popolare – un papà ripercorre la sua storia per la figlia undicenne.

«E tu Diletta, tutto bene a scuola?», chiede papà.

Diletta fa la prima media, è un po’ allergica alla matematica, ma le piace tanto la storia.

«Nell’ora di cittadinanza la prof ci ha parlato del Presidente della Repubblica che si chiama Sergio Mattarella. Ho scoperto che è anche il capo dell’esercito e dei giudici. Sulla Lim ci ha fatto vedere una sua foto. Ha un sorriso buono e i capelli bianchi. Assomiglia un po’ a nonno Luigi».

«Ma lo sai, Diletta, che io un Presidente della Repubblica quando avevo più o meno la tua età l’ho conosciuto di persona?», commenta papà. «Gli ho anche dato un bacio!».

«Un bacio! Wow!».

«Era un tipo davvero unico. Molto amato da tutti gli italiani. Pensa che nei suoi sette anni come Presidente ha incontrato decine di migliaia di bambini e ragazzi, forse persino 200.000. Era già molto anziano quando fu eletto, ma aveva una carica e un’energia incredibili. Si chiamava Sandro Pertini e se ti va dopo cena ci mettiamo di là nel mio studio e ti racconto un po’ di lui. Forse Alberico è ancora un po’ piccolo perché gli interessi la sua storia. Ma a te dovrebbe piacere».

Il rituale della cena, attorno ad una tavola a cui si stringe chi si ama al termine di una giornata come tante. La domanda di un genitore. L’importanza di porla. L’idea di trascorrere del tempo insieme costruendo un interesse comune.

Raccontando a Diletta il Sandro Pertini di quand’era bambino, il papà incarna l’aspetto più complesso di una storia che non ha nulla a che vedere con la fantasia: sposta la prospettiva e non lo descrive con il solo senno del poi, ma tornando egli stesso bambino. Connettendosi, di fatto, con l’immaginario a disposizione di sua figlia.

Così danza tra la storia e la narrazione del profilo più umano di Pertini, che ne hanno fatto l’eroico combattente della Prima guerra mondiale, l’antifascista, l’esule in Francia e poi in carcere al confino. Il condannato a morte, il fuggitivo dal carcere Regina Coeli di Roma e poi il capo partigiano e il membro dell’Assemblea Costituente. Fino al giornalista, al Presidente della Camera e poi della Repubblica, ma sempre l’uomo coerente alla sua visione della politica e, quindi, della colletttività, che ne ha forgiato l’unico aspetto immutato: l’animo severo, autorevole, lealmente ancorato ai suoi principi di uguaglianza e libertà.

«A chi gli aveva chiesto come voleva essere ricordato aveva risposto: “Come un uomo che pur compiendo qualche errore ha fatto il suo dovere nell’interesse della nazione e del popolo italiano: è stato un uomo giusto che ha cercato di essere nel giusto”. «Ecco, la storia è finita». Alberico dorme nelle braccia di mamma Eleonora, Diletta ha gli occhi sgranati, e un velo di tristezza per aver dovuto salutare quel nonno speciale la cui vita avventurosa e fiera l’ha accompagnata per più di una settimana di incontri serali col suo papà. Ora è pronta a condividere la sua storia coi suoi compagni.

Parlare autenticamente e concretamente ai più piccoli si può. Si deve. Usando la fantasia, adeguando il linguaggio non esiste verità che deve essergli taciuta, né che sia troppo precoce accompagnarli a scoprire.

E’ questa la “lezione” del libro di Fulvia Degl’Innocenti.

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