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“Regina Blues”, la caducità della vita descritta da Antonello Loreto

Antonello Loreto non usa mai la parola “terremoto” eppure la storia che racconta nel suo romanzo “Regina Blues” (Edito Progetto Cultura) rimanda ad un fenomeno in grado di sconvolgere le esistenze di ventidue giovani e dell’intera comunità alla quale appartengono: Regina. E’ una “Regina” detronizzata, scossa, terremotata, ma non specificata, come se potesse essere qualunque luogo, anche dell’anima.

D’altro canto, l’indefinito è parte dell’intera avventura: la città “sconvolta” è probabilmente nel sud dello Stivale, ma non è identificabile con una località precisa, così come i sentimenti che si alternano tra i personaggi, che sono fluidi, dai contorni frastagliati, a volte anche poco consapevoli, ma sono tutti lì nel profondo dei loro corpi.

E’ in questo indefinito che si intrecciano tante declinazioni dell’amore, compreso quello omosessuale di Nico e Syd, di per sé irrilevante nelle tante sue possibili manifestazioni, ma imperante sullo sfondo di una mentalità un po’ troppo indolente al progressismo della felicità, affezionato allo status quo delle combinazioni che compongono la realtà di quel paesino. Non a caso le storie dietro i ventidue protagonisti, sono le storie di ventidue validi giovani studenti del liceo classico e scientifico locali, calati nei panni di giocatori di calcio per la finale del torneo studentesco durante la quale si sfideranno.

Loreto parte da quella domenica mattina mettendo sullo sfondo la virile prodezza calcistica di cui tutti i suoi protagonisti avvertono il peso e lasciando al centro la dolce storia d’amore clandestina tra il bomber Nico, detto Pelè, ed il suo compagno di scuola e di vita, Syd che sarà l’arbitro di quell’agognata finale di campionato. Un accostamento concettuale interessante, se si pensa ai tabù che ancora oggi accompagnano l’affiancamento di queste due dimensioni.

Inizialmente si ha proprio l’impressione di sfogliare un approfondito album calcistico: specificità fisiche, abilità, ruoli in campo, ma soprattutto vizi, virtù e aneddoti atti a decifrarne il momento ed il temperamento di vita di quei “Santi” e di quegli “Eroi” (dai nomi scelti per le rispettive squadre scolastiche). Le loro singole vite, però, compongono il quadro d’insieme che dipinge tutta Regina.

I paesaggi della loro interiorità, fatti di passioni, contraddizioni, apparenze e paure, finiscono col proiettare quella della realtà nella quale vivono: scossa Regina, scosse le loro vite. Sì perché quella partita avrà luogo, in quella domenica pomeriggio d’aprile, tra timori ed entusiasmi, aspettative e leggerezza, ed una calura decisamente esagerata per quel periodo dell’anno in quel paese.

Presagi si intrecciano su quel campo da calcio, tra gli stinchi degli attaccanti, le intemperanze dei terzini, il cuore spezzato di un portiere, strani cani avventatamente sul campo lanciando un segnale quanto meno inusuale, e tante altre storie sugli spalti: amori appena fioriti, orgoglio di un padre, teglie di prelibatezze frutto del talento di un futuro chef.

Senti sin da subito che qualcosa accadrà, Loreto non fa nulla per non accentuare l’ansia di una sciagura, anzi rallenta il passo dei suoi protagonisti affinché chi legga abbia tutto il tempo di entrare nella loro quotidiana normalità per rimanere altrettanto sconvolto, ma poi quell’imprevisto nefasto che distrugge Regina non lo racconta.

Loreto usa una sorta di fermo immagine. Lascia che trascorrano anni e poi incarica Syd di continuare ad incollare i tasselli di quei ventidue giocatori; gli fa disegnare le loro vite dal day after tomorrow , i loro intimi drammi testimoniando la caducità della vita e delle certezze, così come la loro fermezza ed imprescindibile necessità d’essere.

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