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“La bella estate”, il primo amore nel romanzo di Cesare Pavese

Quando una donna, comincia a dirsi tale? Quando una donna comincia a sentirsi tale? Non ha del canonico l’eventuale risposta che si può fornire ad entrambe queste domande, e La bella estate ( ET Scrittori, 2015)non fa che raccontare una delle possibili, ripercorrendo l’ “estate “ di Ginia.

Al cospetto delle pagine di Cesare Pavese, l’impressione che ho è costante: sembra che a guidarti sia un profondo viaggiatore della vita, o meglio delle vite; uno che maneggia il mestiere di vivere suo e degli altri con l’abilità di raccontarlo ricorrendo alla schiettezza dell’essere per com’è e alla poeticità della metafora. Con La bella estate – premio Strega nel 1950 – passa al setaccio il passaggio di una giovane al suo essere donna: lo fa usando le stagioni un po’ come il poeta Giacomo Leopardi usava i giorni della settimana.

Ad un “inverno” – che come un venerdì leopardiano – conduce Ginia nella città di Torino, segue una primavera ed un’estate – in cui sembra riecheggiare quel dì di festa del Sabato del villaggio – in cui scopre l’amore: quello sentimentale, così come quello carnale.

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